Finalmente ha avuto fine la collaborazione tra David Tibet e Massimo Pupillo, iniziata sette anni fa e giunta sui nostri tavoli in questi giorni.
L’ampia squadra coinvolta nel disco prevede anche i singolari talenti di Stefano Pilia (Afterhours, Massimo Volume) chitarrista che si è occupato anche della produzione e del mixaggio del disco, del supremo improvvisatore Luca Tilli (violoncello) ed Andrea Serrapiglio (specialista elettro-acustico).
Sgombriamo il campo dagli equivoci cominciando con il dire che non si tratta di un’opera in cui si sommano algebricamente le due formazioni, ma è un qualcosa che va oltre pur rimanendo al servizio della visionarietà del britannico artefice del folk apocalittico.
Ci sono orchestrazioni che sono pensate per chitarre delicate, spesso acustiche, i bassi sono a volta rumorosi, ma non più di tanto, violoncelli capaci di spezzare il cuore e percussioni morbide. Questi arrangiamenti riescono ad ammorbidire i momenti di deriva acidi e lugubri. Non mancano soluzioni mistiche e da horror, ma l’atmosfera generale che prevale è quella pacificata che riesce ad emergere dalle rovine e dal malessere.
Un disco di musica da camera suonato da una perversa orchestra celestiale.


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