YVES TUMOR- “Heaven To A Tortured Mind”A distanza di due anni dal fortunato “Safe In The Hands Of Love”, Sean Bowie torna sotto l’alias Yves Tumor con “Heaven to a Tortured Mind”. Il disco è stato co-prodotto da Justin Raisen (Sky Ferreira, Ariel Pink, Charli XCX).
Ad anticiparlo, un singolo ancora a cavallo tra glam, soul-tronica e cinematica noir intitolato “Gospel for a New Century” che potrebbe anche ricordare i Nevermen di Mike Patton. Il brano è inoltre accompagnato da un clip diretto da Isamaya Ffrench che vede il frontman nei panni di un futuristico Mefistofele vulcaniano. Arriva su un letto di fiati graffianti, tamburi ondulati e voci lapidate, ma con un chiaro senso di slancio in avanti. Seguono “Kerosene!” – dal tiro più soffuso, ma ugualmente imparentato di retrofuturismo impregnato di 70s, in questo caso tra chitarre alla Phil Manzanera e un mood narcotico non distante dal miglior Tricky – la psichedelica “Dream Palette” e la più classica “Romanticist”.
Yves Tumor si chiama in realtà Sean Bowie (ma non ne siamo sicuri), non si sa quanti anni abbia (a naso una trentina), è nato a Miami (forse) ma cresciuto in Tennessee, dice di aver abitato per un certo periodo a Torino, e si caratterizza per una certa riservatezza, ma, allo stesso tempo, è determinato a farsi strada nel mondo musicale, in altre parole a diventare artista di successo. Ascoltando la nuova fatica si percepisce una notevole accessibilità sonora rispetto al passato, quasi ad essere ad un passo dal trovarsi proiettato su vasta scala attraverso passaggi radiofonici a getto continuo. Già con il precedente disco aveva tentato la via dell’andare incontro al pubblico attraverso il pezzo “Noid”, le cui potenzialità erano quelle di un hit internazionale.
L’iniziale, e citata, “Gospel for a New Century”, “Kerosene!” e “Super Stars” hanno il passo e i ritornelli da brani vincenti, ma lo possiedono anche le tracce maggiormente riflessive. In assoluto siamo al cospetto di “canzoni” intese nell’accezione comune, mentre in precedenza si procedeva più in astratto. Il nostro è un artista di colore, ma in questa raccolta lo dimostra più nell’atmosfera e nel canto piuttosto che nel suono. Infatti i riferimenti sono verso il glam-rock, il post punk britannico e non lontano da certa elettronica rock di matrice europea (Warp sicuramente, visto che vi incide), ma anche i Primal Scream di “Xterminator” e non è estraneo un certo indie-pop che occhieggia alle classifiche.
Questo è il quadro di riferimento, una fusione personale di tante musiche il cui risultato io chiamo soul. Non sono in grado di affermare se questo album diverrà un caposaldo oppure un punto di riferimento per la musica prossima ventura, ma trascurarlo, o peggio, ignorarlo sarebbe un peccato capitale!!!


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