“Stand Up!” non è solo il titolo di un disco, ma è anche un’esortazione che porterà chiunque ascolti il mix incontenibile di rhythm & blues di Whitney Shay, direttamente sulla pista da ballo!
La musicista di San Diego, definita dalla prestigiosa rivista Blues Matter Magazine la ‘futura icona del blues’, presenta un album che invita a ballare e sognare: 12 canzoni che sono la colonna sonora giusta per i momenti più alti e quelli più bassi della vita.
Nel suo nuovo progetto registrato allo Wire Record Studio di Austin, insieme al produttore Kaz Kazanoff, Whitney lascia fluire vibrazioni positive e coinvolgenti. Le canzoni sono caratterizzate da una sfacciata combinazione di soul, ritmi avvolgenti ed una voce che sa di fumo e fuoco come si può ascoltare nel brano che dà il titolo all’album e in “P.S. It’s Not About You”.
Al suo fianco Whitney ha voluto una band di eccellenti musicisti di cui racconta: «Uno dei miei ricordi preferiti è quando con Guy Forsyth abbiamo registrato il duetto “Far Apart (Still Close)”. Nel giro di un’ora cantavamo, sbellicandoci dalle risate. Per i loro brillanti assolo di chitarra nel brano “Equal Ground”, abbiamo definito Laura Chavez e Derek O’Brien ‘Godzilla vs. Mothra’ perché entrambi sono due veri mostri di questo strumento! Poi c’è Red Young, una leggenda dell’organo che ogni volta riesce ad aggiungere ad ogni pezzo la quantità giusta di soul».
Il materiale di questa nuova raccolta, scritto insieme ad Adam J. Eros, riempirà le piste di ballo, ma ci porterà anche nella testa di Shay, con temi personali e anche socio-politici. Dice l’artista: «Sono una donna forte ed indipendente. Visto che sono stata cresciuta da mia madre e mia nonna, molti dei brani di questo disco trattano temi come l’uguaglianza ed il potere delle donne».
Che sia dura o piena di dolore, ogni nota di “Stand Up!” è vera ed arriva immediatamente all’ascoltatore. Le ultime parole spettano all’artista: «Quando entro voglio che la gente balli. Per me la musica significa sempre catarsi, scacciare esperienze tristi. Quando il pubblico ritorna a casa con un sorriso e con la sensazione di aver dimenticato le preoccupazioni quotidiane, allora posso dire di aver fatto il mio lavoro».


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