TROPICAL FUCK STORM – ‘Deep States’ cover album“Deep States” è il terzo album dei Tropical Fuck Storm – quartetto formato dagli ex Drones, Gareth Liddiard e Fiona Kitschin, assieme a Erica Dunn e Lauren Hammel – uscito il 20 agosto via Joyful Noise. Un lavoro che si fregia della solita carica della band australiana, capace di mischiare blues fangoso, new wave celebrale, carnalità garage e hip hop stralunato. Per il resto, prendete Jon Spencer, spruzzatelo di Beck e incasinategli la capoccia con un po’ di sana ‘consciousness’ à la Wu Tang Clan, e avrete più o meno l’idea di come suoni il singolo “G.A.F.F.”, ovvero la prima anticipazione del disco. Il tutto accompagnato da video diretto da Oscar O’Shea, che ritrae la band nella parte dei consumatori che sfogano le loro psicosi indotte attraverso il consumismo da social networking e di tutto ciò che ne consegue. Il lavoro contiene anche i singoli “Suburbiopia” e “Legal Ghost”, usciti lo scorso anno accompagnati rispettivamente da una cover di “This Perfect Day” dei Saints e da quella di “Heaven” dei Talking Heads. Indizi che la dicono lunga sulla filosofia del gruppo di Melbourne.

Il mondo oscuramente allucinogeno degli strambi australiani è un regno senza confini, i suoi bordi sfocati come un sogno febbrile. Ogni volta che pensi di aver intuito il loro torbido approccio psichedelico, il quartetto fa un’altra emozionante deviazione a ruota libera. L’opener di “Deep States”, “The Greatest Story Ever Told”, è alimentato dal tipo di eroica chitarra ribelle preferita dai Dinosaur Jr. o Pavement, con i due frontman Gareth Liddiard e Fiona Kitschin che urlano il ritornello dell’inno. Ma questo è quanto di più vicino a quello che suonano, e molti dei momenti salienti di questo album sono decisamente più stravaganti.

“Suburbiopia” è torvo con una minaccia industriale, mentre “New Romeo Agent” è pop d’autore. Aggiungi il minimalismo irrequieto di “Bumma Sanger” e la ballata gradualmente tentacolare “Legal Ghost” e hai un disco che sfida la facile categorizzazione, che ricorda solo l’irrequietezza incarnata da irregolari quali i Liars.

Se la loro musica sembra trippy e amorfa, il loro focus sui testi è spesso sorprendentemente specifico. “GAFF” (o “Give A Fuck Fatigue”) dà uno sguardo stravagante allo stato del mondo in questo decennio, facendo riferimento a ‘Falsi profondi, false bandiere, fuochi e carestie ‘ e proclamando, ‘Ci sono troppe informazioni / non riesco a ottenere l’erezione fino a dopo le elezioni’. “Bumma Sanger” è un lamento del lockdown.

Ci si sarebbe aspettato un minino ammorbidimento, qualche brano più facile da ascoltare, invece niente di tutto questo. La musica è aspra e acida e perfetta per quei testi cantati come fossero le frasi di una persona prossima alla dipartita. Sembra sempre sul punto di esplodere, rimane compressa e involuta per poi arrivare a deflagrazioni grazie ad assoli paurosi, affilati come lame di coltello, spesso disperati.

Potreste arrivare alla fine di “Deep States” senza sapere a cosa siete appena stati sottoposti; potreste anche scoprire che questa non è una barriera per voler provare tutto ancora e ancora. I quattro australiani sono e sempre resteranno un culto, sono geniali, ma la loro espressione sonora mai sarà lucida e limpida!!!


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