Qualche anno fa mi capitò di leggere un’intervista a Steve Earle, il quale dichiarava che, a suo parere, Townes Van Zandt fosse il miglior cantautore di tutti i tempi. Per quanto consideri Earle un personaggio degno di essere ascoltato e seguito giudicai, in quel momento, che l’affermazione fosse un po’ esagerata. Perciò decisi di fare un ripasso dell’opera del grande cantautore texano e, alla fine, dovetti convenire che, se non il più grande, uno dei primi tre lo fu certamente.
Purtroppo il nostro non è più tra noi dalla notte di capodanno del 1997, vinto definitivamente da un’esistenza di abusi. Se fosse ancora in vita avrebbe compiuto 75 anni proprio oggi che mi accingo a scrivere di questo disco inedito dato alle stampe dai suoi familiari, il 7 di marzo.
“Sky Blue” è una raccolta di canzoni inedite, una capsula temporale che Townes Van Zandt ha creato quarantasei anni fa, e che solo ora riveliamo, proprio come un tesoro sommerso. Il lavoro fu scritto nel 1973 in compagnia del suo amico Bill Hedgepeth e mette in mostra alcuni suoi classici, un paio di inediti assoluti, alcuni traditionals e qualche cover.
Anche in questo disco risaltano la voce prosciugata da ogni inflessione, un uso della parola assai pungente, il flatpicking essenziale, la marginalità e un’ambientazione che si muove tra malinconia e bellezza.
Le versioni conosciute sono leggermente diverse da quelle ascoltate in precedenza, rimangono in mente e scaldano il cuore lo standard folk “The Hills of Roane County” (una murder ballad del 1880), la magnifica “The Last Thing on My Mind”, un classico di Tom Paxton che Townes fa definitivamente sua.
Forse non un disco fondamentale, non aggiunge nulla che già non si sappia di Van Zandt, ma è la dimostrazione dell’autenticità del musicista texano, canzoni senza tempo, quelle di TVZ, crude, malinconiche, espressive, emozionanti.


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