Torna in scena il più imprevedibile dei cantautori di matrice roots dell’ultima generazione, capace di passare in scioltezza dal cosmic country soul orchestrale al synth rock di ispirazione manga e poi alla rivisitazione (in due volumi) del repertorio bluegrass. “The Ballad Of Dood And Juanita” è invece un concept album che viene presentato come ‘un semplice racconto di redenzione o di vendetta’ oltre che come ‘una corsa sulle montagne russe attraverso tutti gli stili di country tradizionale, di bluegrass e di mountain music’ amati dall’artista, incluso il gospel e il canto a cappella. Affiancato dagli stessi musicisti con cui l’anno scorso aveva inciso i due volumi di “Cuttin’ Grass”, Simpson lo ha completato in meno di una settimana tirando fuori dalla manica un vero asso: un duetto con Willie Nelson nel brano “Juanita”.
Sturgill è riuscito in quasi tutti gli esperimenti musicali che ha tentato finora, quindi non sorprende che abbia assolutamente raggiunto il suo obiettivo qui. “Dood & Juanita” è meno un album che un ritorno al western cantato da cowboy degli anni ’30 e ’40. È la storia di Dood, un montanaro mezzo Shawnee tiratore scelto, anche se lo chiami ‘mezzosangue’, ti stenderà e ti brucerà, come spiega “Ol’ Dood (Parte I)” – che si è sistemato e ha avuto due figli con l’amore della sua vita, Juanita. Un giorno, mentre sta arando il campo, un bandito spara a Dood alla spalla e rapisce Juanita, così si rialza e segue le tracce del fuorilegge per riprenderla. È una premessa semplice, ma che si rifà ai western che l’hanno chiaramente ispirata, ed è estremamente ben eseguita. Per la maggior parte della storia, i personaggi principali sono lo stesso Dood, il suo mulo Shamrock e il suo cane Sam, che compaiono tutti sulla copertina del disco.
Mentre ci sono quattro canzoni che fanno avanzare esplicitamente la trama, il resto evidenzia e arricchisce i personaggi, aggiungendo un peso emotivo sorprendente a quello che sta succedendo. “Shamrock”, ad esempio, tiene il mulo nella stessa stima eroica di Dood stesso, riecheggiando la mitologia attorno ai classici cavalli occidentali come Champion di Gene Autry e Trigger di Roy Rogers. Essendo intenzionalmente vago per evitare spoiler, “Sam” è un’ode sincera a un migliore amico.
In particolare, “Juanita”, l’ode all’amata moglie di Dood, presenta il leggendario Willie Nelson. È una canzone legittimamente bella e ben costruita. In un certo senso, salvare il cameo dalla leggenda per la canzone su Juanita rafforza la storia sottolineando la sua importanza. Se tutto questo suona vago, è intenzionale. Andare più in profondità nell’album significherebbe rovinare il racconto, e la storia è abbastanza buona da non volerla sciupare. È un’avventura in tre atti chiara e tradizionale, con personaggi a tutto tondo, interessi emotivi, ritmi classici del viaggio dell’eroe, come la chiamata all’azione e il calvario, e una conclusione soddisfacente.
Musicalmente, è un album country, ma il sapore specifico del country serve la storia più di ogni altra cosa. Il disco è musicalmente coeso ma cambia a seconda dei casi per creare il tono giusto. È un piacere ascoltarlo. Se c’è da lamentarsi, è che l’influenza bluegrass in “Go in Peace” rende il testo un po’ difficile da capire, il che è un peccato perché funge anche da climax della storia.
Prendetevi mezz’ora per sedervi e ascoltarlo esclusivamente perché ogni riga serve la narrazione. È una bella disanima in un ottimo album e rappresenta un’altra cosa che Sturgill Simpson fa bene!!!
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