SAFFRONKEIRA PAOLO FRESU: “In Origine: The Field Of Repentance” cover albumSaffronkeira è un progetto creato all’inizio del 2008 da Eugenio Caria – grande ricercatore della possibilità di espressione offerta dalla tecnologia – e la sua musica si muove tra il classico minimal e l’ambient. Paolo Fresu non ha certo bisogno di presentazioni, essendo tra i più influenti e rispettati trombettisti jazz italiani e direttore artistico di Time in Jazz, festival che si tiene in agosto a Berchidda e dintorni.

Fresu non accompagna Caria e Caria non accompagna Fresu. Entrambi si guidano a vicenda, costruendo e ricostruendo, formando e riformando pezzi meticolosi di musica analogica-elettronica che invocano la sensazione di una purezza senza fine. Il match sonoro fra i due è davvero azzeccato. I panorami digitali sospesi e in chiaroscuro di SaffronKeira si intrecciano perfettamente con la tromba lirica di Fresu, con i suoi disegni melodici gentili e sofisticati al tempo stesso, espandendo l’emozione in maniera davvero mirabile.

C’è l’incontro tra il suono del Mediterraneo, antico e caldo, con l’elettronica soffusa e onirica del Mare Del Nord. Scopriamo subito cosa accade nel pezzo di apertura, “Ghosts”, che nei suoi 6’30” è un esempio mirabile di quello che ci aspetta all’ascolto.

Si tratta di un lavoro che non presenta novità musicali, ma l’incontro in quella terra di confine rada e rarefatta tra jazz ed elettronica è senza compromessi ed eseguita con trasporto.

‘È tempo per l’uomo di fissare un obiettivo per sé stesso. È tempo che l’uomo pianti il seme della sua più alta speranza. Il suo terreno è ancora abbastanza ricco per questo. Ma quel terreno un giorno sarà povero ed esausto, e nessun albero alto sarà più in grado di crescere su di esso. Ahimè. Arriverà un momento in cui l’uomo non lancerà più la freccia del suo desiderio oltre l’uomo – e la stringa del suo arco si sarà disaparata a piagnucolare! Vi dico: bisogna ancora avere il caos in sé stessi per dare alla luce una stella danzante. Vi dico: avete ancora il caos in voi stessi. Ahimè. Arriverà un momento in cui l’uomo non può più dare alla luce nessuna stella. Ahimè. Arriverà il tempo dell’uomo più spregevole, che non può più disprezzare sé stesso’.

Questo estratto di “Thus Spoke Zarathustra” di Nietzsche dà l’atmosfera a “In Origine: The Field of Repentance”, un concept album che tratta dell’origine dell’uomo e del suo impatto sul ciclo di creazione e distruzione che guida l’evoluzione dell’universo. Le canzoni del disco trasmettono libertà, ma anche la personalità e il lato oscuro dell’autore: l’ignoto e l’infinito, legati alle problematiche più concrete di questo mondo. Una musica dicotomica di avanguardia, orientata al futuro eppur figlia dell’introspezione degli sterminati campi emozionali che ognuno di noi ha nella propria amigdala. Per fare dei nomi, in rigoroso ordine sparso, Murcof, Brian Eno, Arvo Pärt, John Cage, Alva Noto, Sakamoto.

In definitiva una riuscita contaminazione tra il mondo analogico del trombettista e quello digitale di Caria. Un piccolo gioiello che apre uno squarcio sul futuro, avvicinandoci molto alla musica contemporanea. Un lavoro che merita e meriterebbe la più ampia diffusione, che non si fermi al solo mercato di nicchia!!!


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