RYMDEN: “Spacesailors” cover albumI Rymden sono un trio formato da Bugge Wesseltoft (Piano, Rhodes), Dan Berglund (Bass) e Magnus Öström (Drums). Debuttano l’anno scorso con “Reflections and Odysseys” (Jazzland, 2019), convogliando in un nuovo progetto le singole esperienze precedenti. Oltre ai dischi solisti, Wesseltoft ha collaborato, tra gli altri, con Jan Garbarek, Billy Cobham, Laurent Garnier e Henrik Schwarz, mentre Berglund e Öström suonavano già insieme come sezione ritmica del trio di Esbjörn Svensson. A metà anni ’90 Wesseltoft con il proprio gruppo, i New Conception of Jazz e l’E.S.T. contribuirono a dare un nuovo volto al jazz scandinavo. In più di trent’anni di carriera Bugge ha suonato con una miriade di musicisti, non solo di estrazione jazz, ma anche di area elettronica dance quali Laurent Garnier, Henrik Schwarz e Prins Thomas, cercando di seguire un percorso di contaminazione che un grande come Miles Davis aveva intrapreso dalla fine dei sessanta. In quello stesso periodo l’Esbjörn Svensson Trio era divenuto un punto di riferimento per il jazz moderno, grazie al successo presso il grande pubblico che trovava interessanti i legami che il trio manifestava con il mondo del pop.

Poi, nel 2008, arrivò la tragica scomparsa di Svensson e i primi rapporti tra Wesseltoft e Berglund che dettero vita ad una formazione con il DJ e produttore Schwarz. Fu in quell’occasione che nacque l’idea dei Rymden. In entrambi i casi l’approccio è quello di miscelare la musica acustica con gli effetti elettronici, con la differenza che, a seconda del tipo di formazione, i groove vengono costruiti dalla batteria oppure dal laptop. Possiamo affermare che, nonostante i nostri provengano dal jazz e riconoscano che il movimento sia oggi molto interessante e ricco di spunti creativi, le loro fonti di ispirazione siano da ricercare maggiormente nella musica tradizionale, nella classica contemporanea, nell’elettronica più disparata.

A distanza di un anno dall’esordio danno alle stampe il seguito, “Spacesailors”, in cui emergono nuovi livelli di trame sonore e stati d’animo, con innesti di psichedelia anni ’60 e attitudini punk. Elementi prog e fusion sono ancora presenti, ma più stratificati grazie a composizioni ricche di melodia e con assoli profondi. Sono legati ad un immaginario fantascientifico e mettono in mostra un amalgama di gruppo veramente invidiabile. I Rymden regalano momenti musicali intrecciati intorno a un gigantesco riff o a un complesso arazzo di contrappunti delicati e agili, di variazioni tematiche, ricca di un’umanità calda e generosa.

Un supergruppo capace di ricordarci quelli che nascevano negli anni settanta e forse tra coloro che sapranno indicarci nuove direzioni in musica!!!


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