Come tutti i grandi artisti, Ryan Perry non ha paura di rimescolare le carte della propria carriera e di rimettersi in gioco. Dal 2007 a capo della pluripremiata Homemade Jamz Blues Band che comprendeva suo fratello Kyle al basso e la sorella Taya alla batteria, il band leader dal Mississippi propone “High Risk, Low Reward”, il suo album di debutto nelle vesti di solista, esordio firmato Ruf Records etichetta specializzata nel blues elettrico.
Gli 11 originali che Perry ha composto per il suo nuovo progetto sono stati registrati con la preziosa collaborazione del produttore e bassista Roger Inniss, il quale ha affermato che raramente si sia trovato di fronte ad un simile talento, ed hanno tutte le carte in regola per entusiasmare i fan della Homemade Jamz Blues Band e, più in generale, gli amanti del buon blues. La raccolta è stata registrata allo Studio Erde di Berlino e l’atmosfera dell’intero album è funky, rock, jazzy e blues.
L’album non ha un suono univoco, ma spazia dal blues di Chicago al Mississippi Blues ( High Risk, Low Reward), dal rhythm and blues elettrico ad un torrido funk blues ( Homesick). La voce burbera e profonda di Ryan smentisce la sua giovinezza. Si potrebbe pensare che stiamo ascoltando un veterano del Delta Blues. E se si considera il fatto che ha suonato professionalmente per oltre 13 anni, lo si può considerare tale…
Con una scaletta che comprende il brano da cui prende il titolo l’intero disco nel classico blues del Mississippi, “Hard Times” che racconta il fallimento americano, il brano funky “Ain’t Afraid to Eat Alone” ed il lento “Homesick” che risuona come i battiti del cuore, questo disco arriva a tutte le generazioni. Il musicista riflette sulla sua vita, sul rapporto splendido che ha con sua moglie, sulle relazioni fallite e sulla musica stessa.
Anche se ancora nei sui vent’anni, Perry affronta “Why I Sing the Blues” di BB King. Con testi che includono “Sono stato in giro per molto tempo, ho davvero pagato i miei debiti”, alcuni potrebbero dire che sta esagerando. Non è così. Ricordate che è stato sulla strada e in studio per la maggior parte della sua vita, dopo aver preso il secondo posto alla IBC quando era un adolescente. “Ho imparato di più sulla vita e sul mondo suonando blues dappertutto di quanto abbia mai potuto fare a scuola”, ricorda. “E questa conoscenza mi ha fatto crescere più velocemente, qualcosa di cui sono grato.” Ha davvero pagato tutto quello che gli è stato chiesto
In “Changing Blues” osserva il suo genere preferito pensando a che direzione ha preso nel tempo. Dovunque vada la scena blues, Ryan Perry sarà sempre in prima fila a servirla con forza e lungimiranza, sempre pronto ad attrarre anche il pubblico più giovane. La nuova generazione del blues è già qui. E qui resta.


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