È raro che l’album di debutto di una band suoni così sicuro di sé e concreto come invece “Hope Downs” dei Rolling Blackouts Coastal Fever. “Hope Downs” è il suono di una band che ha trovato la propria voce collettiva. Prima di formare la band nel 2013, i cantanti/chitarristi Fran Keaney, Tom Russo e Joe White avevano suonato insieme in diverse formazioni garage‐rock, incontratisi tra i banchi del liceo. Quando è iniziato il progetto Rolling Blackouts C.F, con Joe Russo (fratello di Tom) al basso e Marcel Tussie (allora coinquilino di Joe White) alla batteria, l’alchimia è stata subito evidente. Dopo un EP con You Yangs, realizzato in forma di frisbee, hanno auto‐prodotto “Talk Tight” nel 2015, uscito per l’etichetta di Sidney Ivy League. Nel 2017, Sub Pop ha pubblicato il loro EP “The French Press”, portando la band all’attenzione di pubblico e critica internazionale. “Hope Downs” è stato scritto per la maggior parte nel 2017 nella sala prove della band a Melbourne, dove già avevano composto e scritto i precedenti lavori. Il titolo dell’album, preso dal nome di un’enorme miniera aperta nel bel mezzo dell’Australia, si riferisce al sentimento di “sentirsi sul ciglio di un enorme vuoto, e trovare all’improvviso qualcosa a cui aggrapparsi.” Con l’aiuto dell’ingegnere/produttore Liam Judson, la band ha registrato “Hope Downs” in presa diretta, co-producendo 10 gemme guitar indie‐pop. “Hope Downs parla delle persone che popolano il mondo che ci circonda – le loro storie, prospettive e speranze di fronte alle disillusioni della vita – e dello stato generale delle cose. È un disco che si concentra sul trovare spunti e vie d’uscita in un momento in cui il cinismo è troppo spesso un’attitudine naturale.”


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