Ci fu un periodo, intorno alla prima metà degli anni novanta in cui si materializzò un fenomeno musicale detto “Jam Band”. Diverse furono le formazioni inserite in tale contesto, tra cui Blues Traveler, Widespread Panic, Spin Doctor, Col. Bruce Hampton and the Aquarium Rescue Unit e parecchie altre.
Fra tutte credo che i Phish fossero la migliore del lotto, per fantasia e soluzioni musicali che li portava a passare da un genere all’altro come fosse la cosa più naturale di questo mondo.
Nella seconda metà dei novanta mi capitò di partecipare ad alcuni loro concerti e ne rimasi sempre folgorato. In qualsiasi stato d’animo mi trovassi loro riuscivano a trascinarmi in una sensazione di piacere e divertimento. Sul palco davano tutto quello di cui erano in possesso senza risparmiarsi suonando sempre con il sorriso sulle labbra. I loro set passavano da situazioni di musica improvvisata e di non facile assimilazione a momenti molto più leggeri e coinvolgenti, in una parola finito lo spettacolo non potevi che stare molto meglio di quando era iniziato. In Italia non hanno mai avuto particolare seguito, il pubblico era sempre composto per oltre il 50% da americani che li seguivano durante le loro tournee, i luoghi in cui suonavano erano piccoli locali di provincia oppure spiagge sul lago di Garda. Probabilmente questo il motivo che li ha spinti a non passare più per il belpaese, negli Stati Uniti suonavano di fronte a folle oceaniche per più serate consecutive.
Erano anni che non li ascoltavo quando mi è capitato fra le mani la nuova uscita registrata al Madison Square Garden che riporta, in triplo cd (oppure sestuplo LP), materiale da loro scelto su una base di tredici concerti, 26 set e 237 canzoni diverse eseguite tra il 21 luglio e il 6 agosto del 2017. Si trattò di un evento senza precedenti nella carriera ultratrentennale dei nostri che dimostra ancora una volta il livello di popolarità che godono in suolo amico!!!
Posseggo diverse registrazioni live del gruppo del Vermont, ma credo di poter sostenere che in questa occasione ci troviamo al cospetto di performances di una qualità che non ho mai ascoltato.
Il materiale presente è composto da brani che mai oppure raramente è apparso in precedenti pubblicazioni live. Riescono a rendere scintillanti pezzi tratti da dischi in studio non particolarmente brillanti (“The story of the ghost”, “Big boat”).
Si inizia con una lunga “Chalk dust torture” e pochi gruppi sarebbero in grado di suonare in maniera così coinvolgente. Splendida anche la resa di “Simple” in cui le parti solistiche sono così brillanti da lasciare di stucco anche i più incalliti fans.
Quando alle nostre orecchie giunge “Blaze on” siamo investiti da ribollente R’n’B di scuola Little Feat, per poi lasciarci andare al funky psichedelico di “No men in no man’s land”.
Alle prime note di “Roggae” i suoni sono miscelati tra musica di ricerca e prelibatezze lisergiche, capaci di ipnotizzarci con virtuosismi mai fini a se stessi.
Le composizioni si susseguono dando dimostrazione di quanto ecclettici siano Anastasio e compagni, ascoltate “Miss you” che si muove tra folk e progressive e che ci lascia a bocca aperta per gli incantevoli assoli. “Ghost” è una meraviglia per come sa indirizzarci tra i Funkadelic nella parte iniziale per poi aprirsi in una jam jazz-rock che riporta in vita il Miles Davis elettrico.
Non possono mancare ricordi di Pink Floyd in “Most events aren’t planned”, traccia che da un saggio di come sia possibile suonare variando in continuazione le parti ritmiche anche in situazioni di space-rock.
Una volta giunto alla fine dell’ascolto mi sono sentito come ai loro concerti, molto più felice ed estasiato di come avevo iniziato mettendo il cd nel lettore.
Se amate i gruppi che sanno suonare, ricchi di fantasia ed inventiva i Phish fanno al caso vostro, lasciate perdere se siete alla ricerca di qualcosa di nuovo!!!


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