OUMOU SANGARE’ – ‘Timbuktu’ cover albumNegli ultimi tre decenni circa, il suo nome è diventato sinonimo nella coscienza globale di movimenti che vanno ben oltre la musica. L’ ’uccello canoro di Wassoulou’ ha trascorso la propria carriera attingendo alle tradizioni musicali di lunga data della regione maliana nella creazione di messaggi di critica sociale e in particolare di emancipazione femminile, che perpetua ulteriormente come donna d’affari e ambasciatrice delle Nazioni Unite. Sembra non esserci fine alle porte che la musica di Sangaré può aprire e non c’è fine alla musica stessa.

Il nuovo album è un’altra brillante aggiunta al repertorio di Oumou. Su di esso, intreccia suoni familiari del suo lungo e distinto corpo di lavoro con nuove idee musicali. Il ngoni di Mamadou Sidibé, amico e collaboratore di una vita, l’onnipresente liuto che accompagna la voce della nostra, è lirico come sempre, i suoi schemi cadenzati forniscono uno sfondo dinamico alla voce agile e dorata della cantante. Il lamento distinto del dobro e della chitarra slide sono una novità, strumenti messi in gioco nientemeno che dal frontman di Delgrès e dal co-produttore di “Timbuktu” Pascal Danaë.

Pascal riceve le prime note del disco, aprendo “Wasassulu Don” insieme a battiti di mani che creano un palcoscenico vivace per Sidibé e la stessa Sangaré. La combinazione rende ampiamente chiaro che sì, questo è proprio ciò che amiamo di lei e no, non ha intenzione di riposare sugli allori.

E così va, ci offre nuova straordinaria proposta scritta in gran parte nell’isolamento del distanziamento sociale del 2020, un periodo in cui la maliana è stata chiaramente in grado di creare il proprio lato positivo. Canta le conquiste storiche e moderne del Mali con una voce critica nei confronti del conflitto contemporaneo in brani come “Wasassulu Don”, il pensieroso “Timbuktu” e il vivace “Kêlê Magni”, su cui il ngoni di Sidibé galoppa al passo con l’irrequieto balafon di Balla Kouyaté.

Sangaré implora le donne di sostenersi e di aiutarsi l’un l’altra nella vivace e sinfonica “Sira”, beatamente agrodolce “Degui N’Kelena” e sincera “Demisimw”. “Kanou” è una canzone d’amore imperturbabile, il cui sentimentalismo è temperato da lontani suoni di dobro. L’irriverente “Sarama” e il gentile “Dily Oumou” si uniscono ai critici gelosi. Il lavoro si chiude con la maestosa “Sabou Dogoné”, brano ancestrale di Wassoulou, a cui Oumou infonde nuova solennità.

È difficile pensare ad una raccolta in cui la nostra non sia stata in ottima forma, ma “Timbuktu” si distingue ancora. Per quanto l’etichetta ‘Malian blues’ parli di tutto, da Tinariwen a Touré, questo rilascio esprime davvero una frase del genere. L’unione del lavoro di Sangaré e Sidibé con quello di Danaë è un successo transatlantico totale, indipendentemente dallo stato d’animo che l’ensemble intende catturare. Oumou è diretta con i suoi messaggi come non lo è mai stata. La sua interpretazione magistrale continua a suonare quasi senza sforzo, quella voce vellutata immediatamente riconoscibile, rassicurante oggi come lo era all’avvento della sua carriera internazionale.

In “Timbuktu”, lei continua a dimostrare quanto lavoro metta in atto per mantenere la sua reputazione di forza musicale e quanto sia aperta a un cambiamento sonoro utile. Non c’è un suono o una nota sprecata!!!


Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *