MOTHER’S CAKE: “Cyberfunk!” cover albumSi chiama “Cyberfunk!” il quinto album degli austriaci Mother’s Cake per Membran, che segue al tanto acclamato “No Rhyme No Reason” del 2017. Il gruppo ha registrato il nuovo disco durante una lunghissima session di 72 ore, tre giorni passati senza chiudere occhio e prendere pause di alcun genere. La band ha conservato tutte le energie disponibili per liberarle in studio, senza sprecare neanche un respiro.

Il nuovo lavoro è stato registrato dalla formazione stessa con l’aiuto dei produttori Raphael Neikes e Manuel Renner dello Studio Ueberlärm di Mannheim, Germania. Cyberfunk è il modo in cui definiscono la loro musica, una miscela di funk, psichedelia e vigore punk. Finora, la risposta di Mother’s Cake sul gratificante psych-rock fuso funk è stata difficile da negare, con tre degni LP già in banca, e nonostante la loro ascesa di grado non sia così indomabile come KING GIZZARD AND THE LIZARD WIZARD o Tame Impala, la scintilla creativa della band non mostra segni di attenuazione.

Detto questo, il loro nuovo record, “Cyberfunk!”, è strano. Più che mai, la band ha indossato le proprie influenze e la propria vocazione per il genere rivoluzionario innalzando i livelli di ambizione: la crisi di identità risultante è probabilmente responsabile di alcuni dei migliori brani della formazione, ma fluttuano liberamente, non collegati da una visione globale; ma è una brutta cosa? Rispetto al passato i gradini sono divergenti, imprevedibili e parzialmente disgiunti. Questo lavoro sceglie una corsa multiforme attraverso la storia della musica in una tavolozza sonora che oscilla ovunque, da Pink Floyd a Arctic Monkeys.

Con un’ovvia ammirazione per coloro da cui l’album attinge, i nostri rendono un grande omaggio ai vari stili con un paesaggio sonoro denso e intenso che richiede molto disimballaggio uditivo. “Tapedeck” è un bel falso-start, uno spedito semi-noise e presagisce il caos nella traccia a venire con una variante low-fi di “Toxic brother” sulla cui elegante base hard rock si innestano una stralunata vocalità barrettiana e dilatazioni che ricordano le dispersioni cosmiche dei primi Pink Floyd. “Crystals In The Sky” mantiene una presa salda sullo slancio e rimane a suo agio nell’esposizione di chitarre fuzzy, batteria croccante e riff di basso caldo, il tutto accentuato da una produzione eterea per aiutare a trasportare la mente altrove. “Cybernova” trasporta i nostri sensi in un viaggio lisergico attraverso una ricca strumentazione fatta di mellotron, theremin, melodica, violoncello, e organo. Finora sembra tutto nei canoni soliti degli austriaci, ma devono ancora calare gli assi dalle maniche. “I’m Your President” irrompe sul palco con un piccolo preavviso dai delicati momenti finali della traccia precedente in un oltraggioso mashup ‘psych-incontra-punk’ in cui il cantante, Yves Krismer, mantiene un briciolo di vigore in una performance che ricorda Zack de la Rocha. Andando avanti, diventa chiaro che un brano punk che sminuisce il presidente degli Stati Uniti è stato un semplice assaggio per l’imperscrutabile road map di questo disco. I riff da 200 miglia all’ora si interrompono mentre il dolce ondeggiamento e il groove di “Love Your Smell” prende piede – un momento saliente che mostra la flessibilità del gruppo – completo di voci di sottofondo soul e lamenti ispirati al blues di Krismer.

A dire il vero, “Cyberfunk!” è un ascolto impegnativo e si potrebbe facilmente sostenere che non trova mai veramente il suo punto di appoggio con così tante drastiche inversioni ad ‘U’ e cenni omaggio ad altri artisti, ma quando è scritto a questo livello di qualità può essere difficile serbare rancore. Non mancano di originalità né nei suoni né nei testi e persino la grafica è una dimostrazione dell’idee fresche e coinvolgenti dei Mother’s Cake!!!


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