MERIDIAN BROTHERS: “Cumbia Siglo XXI” cover albumPer chi non li conoscesse dietro la sigla Meridian Brothers si cela il polistrumentista Eblis Àlvarez che suona, arrangia e produce tutto da solo, mentre in tour diventa una vera band. Àlvarez vive a Bogotà, è un profondo conoscitore della cumbia dalla cui tradizione parte per le sue intraprendenti sperimentazioni che lo portano a spaziare sia nelle varie tradizioni ritmiche latine, sia nelle radici del rock sudamericano fino all’elettronica e alla psichedelia. Il titolo dell’album è un esplicito omaggio al gruppo Cumbia Siglo XX, che negli anni 80 esplorò una visione futuristica della cumbia. Ecco allora che similmente Eblis si diverte a creare ritmi, melodie, contaminazioni che proiettano la cumbia nell’immaginario musicale del XXI secolo.

Cumbia sembra essere dietro ogni angolo nella scena folktronica odierna ampiamente interpretata. Nessuno, tuttavia, adotta un approccio così eccitante e insolito come Álvarez, il quale si propone in questa veste da lungo tempo.

Il cuore pulsante del suono dei Meridian Brothers, il più delle volte, è un sintetizzatore gorgogliante, la stella al centro di un sistema di suoni alieni. I primi ad emergere nella traccia di apertura “Los Golpeadores de la Cumbia” sono i ritmi duri; le chitarre sfocate passano, dondolando e rotolando a un ritmo più lento solo per allinearsi con le drum machine. Sparsi nei cieli sono suoni high-tech generati da algoritmi e altre sorgenti elettroniche che aggiungono rumore celeste al mix. Lo stesso leader canta con un asse inclinato, la sua voce ondeggia e persino salta mentre si muove sulla melodia.

Si lascia ancora più selvaggio su “Cumbia del Pichaman”, immediatamente riconoscibile come una cover di “Son of a Preacher Man” – anche se con molto più riverbero e percussioni creative. Qui, la voce si scatena, correndo avanti e indietro attraverso un intero spettro di emozioni da ‘Muppett show’, dal gioioso al melodrammatico. Per non sembrare troppo frenetico per durare, però, “Puya del Empresario” ci riporta sulla terra con una versione synthwave leggermente più diretta del ritmo puya ben bilanciato. Giocose note di basso introducono “Cumbia de la Igualdad”, un pezzo essenziale incentrato su voci e segnali sintetici minimi. “Cumbia de la Fuente” è il classico, cosmico Meridian Brothers: note di basso elettrizzate che si stringono alla base mentre un’altra costellazione di note di synth corre verso l’alto; voci che ondeggiano ed echeggiano. L’eterofonia dissonante di “Cumbia de la Amistad” gli conferisce un tocco psichedelico.

“Cumbia del Relicario” è una veloce cover di “Relicario de Besos” di Rafael Orozco. I ritmi da club si trasformano in un impulso glitch dietro “Cumbia Totalitaria”, mentre “Cumbia de la Soledad” vede i ritmi crescere rapidamente. Il brano di chiusura “Cumbia de los Proletarios” conclude l’album su note magistralmente bizzarre quanto merita, come se i Ween avessero deciso di iniziare ad abbracciare la musica roots colombiana. L’album si conclude con sospiri malinconici in un’armonia inquietante.

C’è sempre molto divertimento ed un’aria scherzosa pur nel rispetto della tradizione, il giustamente chiamato “Cumbia Siglo XXI” la rimescola e contemporaneamente attinge ad essa, posizionando i Meridian Brothers ancora una volta come le chiavi che aprono le porte verso un futuro infinito per la cumbia e le sue varie diramazioni!!!


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