Los Pirañas sono un trio, una sorta di supergruppo formato da Eblis Alvarez, chitarra e computer, conosciuto per le sue straordinarie prove soliste col nome di Meridian Brothers, Mario Galeano, basso, membro del Frente Cumbiero e Pedro Ojeda, batteria e percussioni, conosciuto per il suo lavoro con i Romperayo. I tre si conoscono e suonano insieme fin dalle scuole superiori e “Historia Natural” (Glitterbeat Records 2019), è il loro terzo lavoro, ma hanno ricominciato a suonare assieme solo dal 2010 in avanti, prima, grazie ai loro caratteri fumantini, avevano intrapreso altre strade, ciascuno per proprio conto.
Fondendo le infinite possibilità dei ritmi sudamericani (cumbia, champeta, tropicalia, salsa ed altro) con avant psych rock, dub minimalismo e finanche jazz i Los Pirañas amplificano al meglio il concetto di retro-futurismo. Un disco frenetico e dal potenziale infinito, ideale per le sale da ballo alternative, per i club più ricercati e per potenziati ascolti casalinghi.
Il disco in questione ci proietta in una girandola ritmica irresistibile. La formula è apparentemente semplice, potremmo definirlo un power trio tropicale con una base ritmica formidabile, un drumming vibrante al calor tropicale, fra cumbia, vallenato, salsa e gli infiniti ritmi attraverso i quali si sono espresse le popolazioni del paese, un basso muscolare a dettare il tempo e la chitarra. Ma è proprio il modo in cui Alvarez suona il suo strumento a diventare il tratto peculiare e distintivo della band, il suono delle corde è manipolato dal computer, producendo sonorità inedite, ora acide, ora acute, spesso sembrano suoni usciti da strumenti giocattolo o primordiali marchingegni elettronici, questo suono dona anche al disco un tocco ironico che non guasta per nulla.
Il nuovo disco non possiede più l’effetto sorpresa dei precedenti, ma il livello qualitativo non si abbassa e la scrittura ha un’ulteriore diversificazione rispetto agli album precedenti. Ora la sezione ritmica scandisce ritmi muscolari e vibranti, mentre Alvarez non costruisce più assoli fuori logica e suoni impossibili per chiunque, ma si concentra maggiormente nella ricerca di riff insistiti come a voler creare temi che siano memorizzabili come sigle televisive per film western nostrani (“Llanero soledado”), thriller ambientati in luoghi sudici e psicotici (“Infame golpazo” e il reggae-dub “Quedar bien con el oyente”), ritmi caraibici per sedute prolungate di surf negli anni sessanta (“Palermo’s grunch”).
Ho letto da qualche parte che se Tarantino ascoltasse questi pezzi li userebbe immediatamente per il suo prossimo film facendo dei Los Piranas delle star a livello mondiale. Mi trovo assolutamente d’accordo.
Disco e band da collocare tra quelle che da alcuni anni stanno facendo i conti con la tradizione latina per cercare di affrancarla dai luoghi comuni e collocarla su una linea musicale dai contesti più sperimentali e d’avanguardia della scena contemporanea.
Non snobbatelo, vi farà trascorrere momenti sia di divertimento che di ascolto meditato!!!


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