LOGAN LEDGER- “Logan Ledger”A volte basta poco perché un sogno si trasformi in realtà. E’ quello che è successo a Logan Ledger, quando un suo demo è capitato fra le mani del grande produttore T-Bone Burnett. E’ lo stesso Burnett, come racconta in un comunicato stampa, a ricordare lo stupore provato la prima volta che ha ascoltato “Let the Mermaids Flirt With Me”, una canzone registrata a nome Logan Ledger e inviatagli da un caro amico: “lui aveva, e ha, una voce che trabocca storia, in cui potevo sentire l’eco di tanti grandi cantanti. Cantava senza artificio. Lavorando insieme negli ultimi due anni, ho iniziato a scoprire l’ampio territorio che è in grado di coprire e non vedo l’ora di esplorare con lui questi nuovi mondi musicali”.

Grazie a T-Bone il nostro è riuscito ad ottenere un contratto con la Rounder e, per questo motivo, c’era attesa per l’uscita del suo esordio.

Ledger è originario di San Francisco, si muove musicalmente nel classico cantautorato, poi decide di spostarsi a Nashville a suonare nei locali di periferia, negli honky-tonk bar in cui si esibiscono coloro che vogliono farsi conoscere ed apprezzare. Il nostro però possiede un quid che lo caratterizza immediatamente, la voce. La sua è una vocalità bella, potente ed intonata, sulla scia di un George Jones, quindi siamo nel campo del country, quello vero e classico.

Tuttavia, nonostante vi siano ovvi rimandi e altrettanto ovvie fonti di ispirazione, la prospettiva del ragazzo di San Francisco è tutt’altro che passatista, e il disco è attraversato da un approccio ricco anche di contemporaneità, che rende questo debutto qualcosa di diverso da un mero tributo alla grande musica del passato. Logan, che ha imparato a suonare la chitarra giovanissimo e che ha iniziato a suonare in band di bluegrass per poi passare al country dopo aver scoperto le canzoni di George Jones e Hank Williams, si è fatto accompagnare in studio da un parterre di musicisti di grande esperienza, che hanno contribuito, e non poco, alla realizzazione dei suoni del disco: oltre a Burnett, che suona la chitarra nella maggior parte dei brani, in studio si sono avvicendati il chitarrista Marc Ribot (Tom Waits, Elvis Costello), il batterista Jay Bellerose (Willie Nelson, Jackson Browne) e il bassista Dennis Crouch (Loretta Lynn, Dolly Parton). In più si è aggiunto alla lista, voluto dal produttore, anche Russ Pahl alla steel guitar, uno dei migliori nell’uso di questo strumento, recentemente ascoltato sui dischi di Tyler Childers.

Ciò che rende Ledger un talento speciale e ciò che rende il suo debutto un disco coi fiocchi è il modo in cui prende un genere antico e famigliare per tutti gli amanti del country, costruendo su queste solide fondamenta qualcosa di veramente nuovo. “I Don’t Dream Anymore” mescola il roots rock con un’urgenza ritmica post-punk, mentre “Electric Fantasy”, ad esempio, produce lo straniante effetto di trasportare l’ascoltatore in una terra di mezzo fra America e Inghilterra, fra country e alternative rock. E poi, quella voce da crooner perfetta per affrontare quelle tracce che evocano Willie Nelson (“Let the Mermaids Flirt With Me”) o i Byrds ((“I’m Gonna Get Over This) Some Day”, “Starlight”), ma che possiede anche una certa versatilità con cui approcciarsi a sonorità che stanno agli antipodi. E poi si percepisce una sincerità e una passione non comuni, come quando parte “Tell Me A Lie” con una straziante steel che sembra quasi che pianga, capisci che il nostro crede ciecamente in quello che canta e suona, non c’è distanza tra il musicista e il protagonista del brano, tra arte e realtà.

Gustatelo nota dopo nota, vi renderà la giornata migliore e sappiamo bene di averne un gran bisogno!!!


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