Nonostante la foto di copertina faccia pensare altro, il corpulento chitarrista non ha ancora compiuto vent’anni. Viene da Clarksdale, Mississippi, luogo che di talenti ne ha visti passare tanti ed è una delle più rinomate culle del blues. A quindici anni suonò per Michelle Obama, venne scoperto da Tony Coleman, bassista di BB King, Bob Margolin lo ha sempre sostenuto e in tanti lo considerano il futuro del blues, nonché il suo salvatore.
Nel suo omonimo album d’esordio è stato prodotto dal due volte vincitore di Grammy Tom Hambridge (Buddy Guy, Susan Tedeschi, Joe Louis Walker, George Thorogood) e sfodera una chitarra cruda, ispirata e incisiva, una voce appassionata e profonda (anche se un po’ acerba) e notevoli doti di scrittura, evidenti negli otto brani di cui è coautore. Kingfish conosce bene la storia musicale dei luoghi da cui proviene e guarda al futuro mantenendo i piedi ben saldi nel passato. Christone Ingram, questo il suo vero nome, suonando solo pezzi autografi rende l’album meno prevedile, si ingegna a suonare senza lasciarsi andare in assoli chilometrici, in un brano si cimenta alla sola acustica, in un altro canta solamente (lasciando il compito a Keb’Mo’ di esibirsi alla resonator). In realtà se ascoltiamo la traccia di apertura “Outside of this town” sembra di essere al cospetto di uno di quei trii di rock-blues come ce ne sono tanti, suono muscolare, la sei corde che spara come una mitraglia. Le cose si mettono a funzionare con lo shuffle successivo, puro Chicago blues con la solista in grande evidenza. Nell’album sono presenti, non in tutte le canzoni, diversi ospiti importanti quali Buddy Guy, Keb’Mo’, Billy Branch, ma non sono loro a marchiare il disco, questo compito se lo prende sulle spalle il nostro baldo giovanotto.
Prendete in esame “Fresh out” Guy suona alla grande, per quello che si può definire un lento strappacuore, ma Christone non rimane ad osservare, sa prendersi i giusti spazi per un continuo richiamo l’uno verso l’altro. In “Been here before” abbiamo il piacere di sentire Keb’Mo’ all’acustica in un’atmosfera più rilassata con Marty Sammon al piano. Il brano profuma di tradizione e si inserisce nelle radici folk.
“If you love me” vede protagonista Branch all’armonica, con due chitarre di supporto, qualche inserto di wah-wah per dare un senso di modernità al brano, ma il suono ci trasporta direttamente in quei locali di Chicago degli anni ’50 e ’60.
Kingfish possiede passione e precisione, una grande anima blues ed alla ricerca di un sound e uno stile individuali, promette di avere ancora molto da dire!!!


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