La prima volta che mi capitò di imbattermi in lui fu nel doppio di Van Morrison “A night in San Francisco” del 1994. Partecipava in qualità di ospite, ma fui colpito dalla sua vocalità calda e ricca di inflessioni soul oltre che dal tocco chitarristico capace di centellinare le note. Pensavo fosse un musicista statunitense invece era natio britannico.
La sua carriera si è sempre svolta all’interno del mondo Rhythm&Soul e, senza tanti clamori, ha sempre sfornato dischi piacevoli e ben suonati senza mai raggiungere il grande pubblico.
A fine gennaio è uscito il nuovo “Whatever it takes” pubblicato dalla Daptone records che giunge a cinque anni di distanza dal precedente.
Bosco Mann, co-fondatore dell’etichetta e produttore del disco, ha cercato il più possibile di dare profondità alle dieci composizioni che compongono l’album, al resto ci ha pensato James che ha raggiunto vette interpretative mai toccate in passato. Le registrazioni sono avvenute agli studi della Daptone cioè ai Penrose studios di Riverside, California.
Forse il suo capolavoro, comunque un lavoro che bisogna ascoltare perché di vera delizia si tratta.

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