FRANKIE AND THE WITCH FINGERS: “Monsters Eating People Eating Monsters” cover album“Monsters Eating People Eating Monsters” è il sesto album targato Frankie & The Witch Fingers, formazione di Bloomington (Indiana) che, album dopo album (e soprattutto concerto dopo concerto), sta iniziando a ricevere consensi anche fuori dalla nicchia psych-garage (in particolare grazie al precedente album “Zam”, 2019). Il nuovo disco contiene dieci tracce dalle parti di Thee Oh Sees e King Gizzard & The Lizard Wizard, tra metriche kraut, poliritmie, richiami 60s/70s e groove psichedelici divertenti e divertiti. Pur non essendo dei novellini, non sono molto noti dalle nostre parti, se non tra i carbonari che hanno elevato il garage-punk psichedelico a loro culto.

Nelle mani di un novellino, questa fretta accesa potrebbe essere un’esperienza di ascolto orribile, ma fortunatamente, il quartetto con sede a LA gestisce un vigore abbondante con un’abilità suprema, che hanno affinato a un livello astrale sul lavoro precedente. Come il suo predecessore, “MEPEM” continua a gettare ulteriori strati del DNA garage-rock lo-fi della band a favore di una psichedelia più ricca e groovy, ma soprattutto, è una manifestazione più raffinata del proprio suono, e non è mai stato così spesso. Il risultato? Una delle migliori jam di questo 2020, perfetta per ribadire a gomiti alti lo status di ‘pezzo grosso’ nell’underground statunitense.

“Activate” inizia i toni temporalmente tempestosi dell’album con le sue percussioni tribali, le chitarre sonicamente arcuate e il basso vagante prima che “Reaper” atterri con un groove sobrio ma salace, che consente un respiro veloce prima di tirare fuori un mostruoso gioco di prestigio: un ponte fragoroso e stridente che mette in pericolo fatale la sicurezza uditiva dell’ascoltatore. Il cambio di marcia arriva con l’ottima “Where’s your reality?”, cavalcata psichedelica che non tarda ad insinuarsi nella mente grazie ad insistenti ritmiche motorik ed irresistibili powerchords in levare.

La loro affinità per l’inesorabilità garage è attenuata da un paio di momenti spaziali/lisergici, piccole canzoncine a metà strada che servono a due scopi: ‘Michaeldose’ è una profezia per ciò che ci aspetta, e ‘Can You Hear Me Now’ è una traccia di chi loro una volta erano. Entrambi sono assolutamente necessari, poiché “Simulator” (probabilmente il successore spirituale di “Activate”) e “Cavehead” riportano le cose in overdrive.

I ricami sono rari tra le varie tracce. L’album è una massa solida ed è creato per essere consumato come tale. Il loro passaggio in un regno più funky è chiaramente in mostra qui, ma il loro fondamento da garage band è ancora la base su cui costruiscono il proprio futuro, sempre promettente. Se “MEPEM” non è l’immenso balzo in avanti per la band che era “ZAM”, offre comunque una buona dose di promesse per ciò che ci aspetta nell’immediato futuro, ed è dannatamente forte da mantenere le nostre orecchie sintonizzate sulla loro frequenza, nel frattempo. Consigliato agli amanti della neo-psichedelia così come ai seguaci dell’hard-rock a cavallo tra sixties e seventies!!!


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