DAVE HOLLAND/KEVIN EUBANKS/OBED CALVAIRE – ‘Another Land’ cover albumSebbene l’intera carriera della leggenda del basso Dave Holland sia stata segnata dall’avventura, è passato un po’ di tempo da quando ha registrato album consecutivi con lo stesso gruppo di lavoro. Registrazioni come “Hands” (Dare2, 2010), con il chitarrista di flamenco Pepe Habichuela, il duo “The Art of Conversation” (Impulse! 2014) con Kenny Barron, “Blue Maqams” (ECM, 2017) con il suonatore di oud tunisino Anouar Brahem e “Good Hope” (edizione Records, 2019) con il maestro di tabla Zakir Hussain e Chris Potter, suggeriscono un musicista sempre più stimolato da nuovi ambienti musicali. Il suo interesse per la ricerca non termina mai. “Another Land” vede Dave alla guida di un nuovissimo trio attraverso il jazz contemporaneo spesso pieno di vapore mescolato a blues, rock e colori post-bop.

Dopo la loro memorabile collaborazione su “Prism”, (Dare2, 2013) Holland si riunisce con l’inimitabile chitarrista Kevin Eubanks, mentre Obed Calvaire, una delle voci ritmiche più personali delle ultimissime generazioni, riempie lo sgabello della batteria.

Dall’opener esplosivo e funk, “Gravewalker”, una delle numerose tracce con Holland al basso elettrico, la chimica del trio è pronunciata, grazie al rodaggio live del materiale nel lontano 2016, mantenendo una rotta da qualche parte tra i fuochi pirotecnici blues di Jimi Hendrix e il grintoso blues-funk di James Blood Ulmer. Quando si presenta la necessità, tuttavia, il chitarrista è impersonato dalla sottigliezza, come nella title track dolcemente carezzevole, che presenta un assolo tipicamente elegante del contrabbassista, e il lirismo raffinato della sei corde deve più alla scuola di Wes Montgomery.

Con una lunga nota di contrabbasso, suonato con archetto, ecco presentarsi “20 20”, brano che mostra un’introduzione piuttosto intima per poi incanalarsi verso una direzione che porta alla mente la Mahavishnu di “You Know You Know”, ma pure il collettivo M-Base di cui Eubanks fece parte. L’approccio del trio è più diretto in “Mashup”, un muscoloso allenamento post-bop coronato dall’esuberante assolo di Calvaire su una breve e semplice introduzione all’unisono. Un tipico ostinato di Holland annuncia “Passing Time”, un numero più lento e tranquillo che invita ad assoli meravigliosamente misurati del bassista e del chitarrista. Dave torna al basso elettrico su “The Village”, le sue linee eloquenti in contrasto con il taglio sputacchiante e stridulo della risposta di Kevin. Per non essere da meno, Calvaire si pavoneggia su un’altra breve e semplice introduzione carnosa.

Il trio dice addio con “Bring It Back Home”, un blues lento di semplice disegno ritmico forse, ma fumante con intensità a spirale. I ritmi puliti e contagiosi di Holland e Calvaire accompagnano Eubanks nella sua corsa labirintica e intrisa di blues, con il leader che si è anche concluso con un altro assolo meravigliosamente realizzato del tipo che Ray Brown avrebbe apprezzato.

Pieno di grandi assoli com’è, la forza di “Another Land” risiede tanto nei groove collettivi e nell’interazione di tre musicisti che sembrano chiaramente divertirsi. Resta da vedere se questo trio godrà o meno di una vita più lunga. Certamente, la curiosità di Holland di esplorare nuovi terreni suggerisce che non è affatto scontata. Indipendentemente da ciò, questo disco rappresenta l’ennesimo custode dell’infaticabile bassista inglese!!!


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