Parte da lontano la storia di Corbett VS. Dempsey, nota Galleria d’Arte di Chicago nonché etichetta discografica, nata nel 2005.
L’artefice di tutto è sempre lui, John Corbett, che già nel 2000 si occupava della Unheard Music Series, collana che per la label Atavistic operava concentrando il suo interesse su titoli inediti e fuori catalogo dell’etichetta tedesca FMP, acronimo che sta per Free Music Production.
Corbett ottenne di poter consultare gli archivi della radio, collezioni private di vinili, sessions registrate e mai editate degli artisti stessi, insomma poté mettere mano su svariati tesori pronti per essere stampati o ristampati. Un po’ come dar luce alle pagine oscure che inevitabilmente popolano la storia della musica.
Il focus di Corbett è il free jazz dai ’60 ai ’70.
I primi quattro artisti proposti su Unheard Music Series furono gli americani Joe McPhee e Fred Anderson, il saxofonista tedesco Peter Brötzmann ed il gruppo svedese Mount Everest Trio.
Nel 2005 Corbett fonda la Galleria d’Arte Corbett VS. Dempsey a cui è connaturata l’omonima etichetta discografica. Il discorso è il medesimo, occhi puntati su titoli da stampare o ristampare, partendo da free jazz e musica improvvisata con qualche escursione nel noise, rock e progetti realizzati da artisti presentati dalla Galleria.
Vediamo un paio di titoli riproposti da questo ricco catalogo.

WENDY GONDELN: “Projections”

Wendy Gondeln, ovvero Albert Oehlen, è attivo col fratello Markus nel progetto Van Oehlen (editi da Drag City) e in passato ha collaborato con i Red Krayola. Ultimamente ha pubblicato alcuni 7” e 12” che Corbett raccoglie in questo cd.
Base di partenza, e base ritmica, è la techno, ma violini maltrattati e altri strumenti percossi più che suonati, un po’ alla maniera della musica concreta, situano l’artista nel panorama della musica elettronica sperimentale. Tra i suoi collaboratori troviamo Tim Berrescheim, Norbert Möslang, JB Slik,Wolfgang Voigt e Michael Wertmüller.
Per nulla ortodosso e genialoide a tratti, offre una bizzarra proposta musicale che sarà gradita agli esploratori instancabili dell’Universo Musica.

 
 
 
 


 

JOE MCPHEE: “Willisau Concert”

Ecco la rimasterizzazione del famoso concerto del 1975 al Festival di Willisau (Svizzera), dove Mcphee affiancato da John Snyder al synth e Makaya Ntshoko alla batteria, tenne una grande esibizione.
Mcphee la indica come la performance che lui stesso preferisce, anche per il decisivo apporto di John Snyder, che col suo synth rimanda al modus di ‘Pieces of Light’, e di Makaya Ntshoko, forse ancor più decisivo, che col suo magnetismo ritmico/sonoro contribuisce all’amalgama del suono.
L’improvvisazione è molto ispirata e spazia sui diversi piani comunicativi, arrivando sul confine del rituale.
Corbett opera un’importante recupero di quello che fu il secondo titolo del catalogo dell’etichetta svizzera Hat Hut, e la sua edizione ha in più una loro notevole take di ‘God Bless the Child’ (Billie Holiday).
In pieno stile Corbett, un disco che sarà sempre un passo avanti, a dispetto dell’età.

Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *