Registrato nel luglio del 1966 all’Aulaen Hall di Oslo, Norvegia da Meny Bloch e prodotto da George Avakian.
È difficile da credere, ma c’è stato un tempo in cui un musicista jazz era molto conosciuto ed apprezzato anche nella scena pop flower-power, e non solo nel quartiere Haight Ashbury di San Francisco. Si tratta di Charles Lloyd. Il sassofonista americano si è esibito nelle più importanti sale da concerto, tra le quali quella del Fillmore West e, grazie ad un efficace marketing, i suoi dischi hanno raggiunto le vette delle hit parade degli anni ’60.
Com’è facile immaginare, in quel periodo gli organizzatori di festival musicali europei da Molde (Norvegia) ad Antibes (Francia), da San Sebastian (Spagna) a Varsavia (Polonia), si contendevano le apparizioni del leggendario quartetto di Lloyd. Nel 1966, la formazione, composta al tempo dal sassofonista, Keith Jarrett, Cecil McBee e Jack DeJohnette, offriva al pubblico un mix di pop e jazz che era a volte accattivante, spesso ambizioso ed esigente, in qualche modo appassionato, ma sempre originale.
Questa miscela è stata capace di arricchire e rendere più appetibili brani standard, spingendo gli ascoltatori a tenere il ritmo con mani e piedi. “The Flowering” inizia con uno di questi standard, “Speak Low” di Kurt Weill, per offrire al pubblico 43 minuti di musica eccellente e rilassante.
Ascoltando l’album riproposto da casa Speakers Corner, si nota che il controllo non è ancora pienamente nelle mani dei musicisti free jazz che conosciamo oggi. Le sonorità impressionistiche del giovane Jarrett sono perfette e DeJohnette non si era ancora spostato verso il regno di Miles Davis e nella sua fase elettronica. Un brano da ascoltare con particolare attenzione è “Gypsy 66” di Gabor Szabo, pezzo in cui il compositore ricorda il tempo trascorso insieme all’altro grande batterista del periodo, Chico Hamilton.
Questo disco è una produzione live della Atlantic veramente riuscita e comunque negli archivi dell’etichetta ci sono una dozzina di registrazioni inedite di Charles Lloyd che stanno aspettando di vedere la luce del giorno. In generale, “The Flowering” è un disco di gran lunga migliore di “In Europe”, perché le sue composizioni lasciano nell’ascoltatore un’impressione molto più potente e profonda!!!


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