Non mi sarebbe mai passato nell’anticamera del cervello recensire il disco dei Big Big Train “Grand tour”. L’entusiasmo di un mio cliente nel parlarmene, quasi si trattasse di un adolescente (in realtà ha già passato i sessanta), mi ha convinto ad ascoltarlo ed ora eccomi pronto a farvi partecipi delle mie impressioni.
I Big Big Train sono un gruppo progressive rock britannico formatosi nel 1990 a Bournemouth, in Inghilterra. Il gruppo ha subito le influenze delle band progressive degli anni settanta come i Genesis, i King Crimson e i Van der Graaf Generator. In Italia ci sono delle difficoltà a reperire i loro album in quanto non hanno distribuzione. L’opera in questione non è un live, a dispetto del titolo, ma è sicuramente un disco ambizioso, registrato con il Big Big Train Brass Ensemble e con una sezione d’archi diretta da Rick Wentworth. La storia di questo disco riprende in pieno le manie intellettuali che portarono alla nascita del progressive rock, cioè rifarsi alla musica classica per dare dignità ad un genere che fino ad allora era visto come un qualcosa di sovversivo ed osceno. Il tema di base prende spunto dai giovani Lords inglesi del periodo XVII e XVIII secolo che intraprendevano lunghi viaggi nell’Europa continentale, in questo caso molta Italia, cercando di seguire un itinerario di tipo “storia dell’arte” che era un tratto distintivo del vecchio continente.
I nostri, formati da Greg Spawton (bassista, membro fondatore e principale compositore), David Langdon (cantante, che possiede una straordinaria somiglianza con il Peter Gabriel dei Genesis), Nick D’Virgilio (batteria e voce), Rachel Hall (violino e canto) e Rikard Sjoblom (chitarre, tastiere e voce), intitolano i brani fornendo una sorta di percorso culturale.
Si inizia con “Novum Organum”, titolo di un libro di Francis Bacon della cultura illuminista inglese, che fa da introduzione per poi sfumare in “Alive”, canzone che si caratterizza per un brillante assolo di mellotron e singolo apripista.
Da questo momento inizia il viaggio vero e proprio e il brano a cui tocca dare il via si intitola “The Florentine”, ovviamente dedicato al genio di Leonardo Da Vinci, caratterizzato da lunghi momenti strumentali con il violino che si erge protagonista accompagnato dal moog; la tappa successiva è Roma a cui è dedicata una lunga suite dal titolo “Roman stone”. Ovviamente ci sono più parti che la compongono, o, se preferite, più movimenti con l’utilizzo dell’orchestra e della sezione di ottoni, la cui atmosfera riporta direttamente ai Genesis per il canto e la strumentazione mentre agli Yes per la magnificenza dei cori. A Roma ci si ferma anche al “Pantheon” per una traccia che richiama le atmosfere crimsoniane soprattutto per il modo di utilizzare la sei corde. L’Italia viene abbandonata dopo una visita a Ravenna in cui ci si sofferma davanti ai mosaici che sono protagonisti di “Theodra in green and gold” cantata dal chitarrista.
È il momento del brano più ambizioso dell’intera raccolta, “Ariel”, che diverrà un must nelle esibizioni live. Composizione dedicata alle Silfidi, mitologici personaggi dei boschi; ancora una suite e di nuovo la band al proprio meglio con continui passaggi strumentali che passano da ballate pianistiche a grandiose riprese corali di stampo prog con Langdon che da un saggio della propria abilità canora per tutta la durata della suite.
“Voyager” è dedicata ai grandi viaggi nello spazio della sonda americana ed ha una forte somiglianza con “Nursery crime”, ma non in senso dispregiativo anzi di elogio per una canzone che sa farsi apprezzare per il suo mescolamento di arrangiamenti orchestrali e corali con crescendi e diminuendi nella parte strumentale in grado di generare forti emozioni per una quindicina di minuti che hanno il pregio di trasportarci in una dimensione onirica.
Si conclude con “Homesong” che si riallaccia ad “Organum novum” per dare dimostrazione della ciclicità di ogni avventura che, per quanto lunga possa essere, è destinata a concludersi.
Il progressive non è il mio genere favorito, ma riesco a comprendere il mio cliente ed il suo entusiasmo, in fondo abbiamo trascorso un piacevole momento musicale che posso consigliare a tutti, amanti e non del genere!!!


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