BETTE SMITH- “The Good, The Bad And The Bette” cover albumIl nuovo album di Bette Smith “The Good, The Bad & The Bette” è un lavoro molto autobiografico che si riconnette alle musiche che l’esplosiva cantante di Brooklyn ascoltava da bambina: il gospel in chiesa e la soul music agli angoli della strada. Il produttore Matt Patton dei Drive-By Truckers e il fonico/batterista Bronson Tew l’hanno spinta invece a tirare fuori il suo lato più rock e a dare sfogo a una grinta che graffia anche le ballate di un disco che lei stessa ha voluto suonasse a metà tra Aretha Franklin e il Southern rock. Partecipano alla festa anche il polivalente Jimbo Mathus (Squirrel Nut Zippers), Luther Dickinson dei North Mississippi Allstars (sua la chitarra in “Signs And Wonders”) e l’altro Drive-By Truckers Patterson Hood (voce in “Everybody Needs Love”). I musicisti coinvolti includono non meno di otto chitarristi, mentre il polistrumentista Henry Westmoreland suona tutte le parti di fiati e l’organo. Il materiale proviene da diverse fonti, di cui tre scritte da Bette e Matt Patton, ma le canzoni sono legate al tema del ritrovarsi, dall’infanzia in un quartiere difficile alla comprensione di come costruire solide relazioni da adulto. La voce roca e piena di sentimento di Bette trasmette bene le canzoni, ricordando la Tina Turner degli anni settanta.

“Fistful Of Dollars”, brano iniziale, su chitarre frastagliate e un arrangiamento intriso di fiati, Bette canta una canzone scritta chiaramente dal punto di vista dell’uomo, che ha bisogno di più soldi per stare al passo con il suo partner. L’emozionante “Whistle Stop” vede la Smith cantare della morte di sua madre in una ballata tranquilla e rigogliosa prima di ricevere due canzoni scritte dal cantautore del Vermont Tyler Dawson: il titolo “I’m A Sinner” suggerisce che potremmo approfondire le radici gospel della nostra ma in realtà è un vero rock con il pianoforte martellante e con Jimbo Matthus alla sei corde; la chitarra distorta e l’assolo “bizzarro” rendono la breve “I Felt It Too” un ascolto piuttosto scomodo. In completo contrasto “Signs And Wonders” ha un’atmosfera piena di sentimento con Luther Dickinson ospite alla chitarra dai toni country. “Human” di Bette si pone al centro dell’album, una canzone di gratitudine per aver imparato ad amare incondizionatamente, qualcosa che la cantante attribuisce al suo cane che, dice, le ha insegnato la fiducia e la vulnerabilità; Jeremiah è anche presente sulla copertina e ottiene il suo “grazie” nelle note! Suonato con il wah-wah protagonista, questo è un pezzo rock ricco di feeling ed è immediatamente seguito dal terzo originale di Bette, “Song For A Friend”, una dolce canzone di addio con belle armonie. “Pine Belt Blues” è un rock scoppiettante scritto da Elliott McPherson della rock band dell’Alabama The Dexateens che ha un ritornello coinvolgente con la Smith ben supportata dai coristi. Eddie Hinton è la fonte di ispirazione per “Everybody Needs Love”, che forse è la traccia preferita di questo album per quanto mi riguarda, con la sua melodia accattivante, testi edificanti e potenti voci corali su cui interviene Patterson Hood. L’album si chiude con “Don’t Skip Out On Me”, una canzone (e anche un romanzo) scritta da Willy Vlautin, frontman dei Richmond Fontaine. La nostra accompagnata da una chitarra acustica e da un imponente pedal steel prima che le trombe arrivino a metà di questa storia di solitudine e disperazione.

Questo è un disco interessante con canzoni che sono costruite ad arte per la Smith e mettono in mostra le doti vocali dell’originaria di Brooklyn. C’è poco vero blues qui ed è probabilmente un album meno soul di “Jetlagger”, ma è sicuramente degno della vostra totale attenzione!!!


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