BARBARA ELLISON: “Cybersongs” cover albumBarbara Ellison è una compositrice e artista multimediale irlandese con sede nei Paesi Bassi. Il suo lavoro esplora gli stati di ambiguità uditiva e visiva attraverso il lavoro con materiali che sono naturalmente ambigui o che ha alterato per raggiungere questa qualità al fine di sfruttare il potenziale di manifestazione dell’apofenia e creare ciò che lei chiama ‘Fantasmi’ percettivi. Ellison ha sviluppato metodi di lavoro che comprendono e uniscono tutti i tipi di fonti, materiali, tecniche e strumenti creativi, dall’esplorazione e l’esecuzione con oggetti amplificati (Drawing Phantoms), la creazione di avatar vocali con capacità transumane (Vocal Phantoms) o la realizzazione di campo spedizioni da diversi ambienti come l’Artico, l’Himalaya o la foresta pluviale amazzonica (Natural Phantoms). Ha un dottorato di ricerca presso l’Università di Huddersfield, Regno Unito (Sonic Phantoms).

“CyberSongs” è un ciclo di canzoni transumane per voci computerizzate simili a quelle umane. Con questo nuovo lavoro Ellison approfondisce le complessità sonore degli avatar vocali e la ‘musicalizzazione’ di TTS (Text-to-Speech), un tipo di applicazione di sintesi vocale che viene utilizzata per creare una versione sonora parlata di testo grezzo in un documento informatico.

Nei 13 brani di questo album crea trame ipnotiche di enunciati vocali attraverso l’uso intensivo ed estensivo della ripetizione come strumenti e materiali per dare origine a fenomeni udibili sorprendenti di una musicalità affascinante e strana.

Nel ciclo di canzoni transumane ossessivamente fantasmatiche dei “CyberSongs”, parole, morfemi, fonemi, frasi e particelle del linguaggio acquisiscono nuovi significati uditivi in ​​costante mutamento. Illimitate dalla velocità di articolazione, queste voci ‘oltre l’umano’, in una gamma di linguaggi diversi, presentano e abbracciano difetti e artefatti che sono il risultato di un processo di spinta ai limiti della tecnologia.

Queste voci sono finalmente ambientate in un contesto sonoro elettronico, con riferimenti a strumenti del mondo reale, che possono essere descritti come aventi un’estetica jazz o pop fuori posto. Non è un esercizio che non abbia riscontri nel passato, ma ciò che ne scaturisce risulta convincente come mai si era udito.

L’organizzazione della voce è posta in una sequenza ritmica che sembra condurci lungo i sentieri della minimal-techno. La composizione procede per piccole aggiunte e qualche incursione laterale che generano vibrazioni minime. La descrizione, molto tecnica, non rende giustizia a quello che si ascolta, potrebbe portare a pensare ad un disco freddo e asettico. Vi assicuro non è così, mi ha dato l’impressione di una esperienza psichedelica come avveniva negli anni sessanta senza il bisogno di assumere droghe allucinogene!!!


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