ASHER GAMEDZE- “Dialect Soul” cover albumOn the Corner Records, ottima etichetta londinese che scova sonorità crude e veraci in ogni angolo del mondo il cui profilo è in costante ascesa, pubblica “Dialectic Soul”, album di debutto di uno dei più visionari artisti e musicisti di Cape Town, il batterista Asher Gamedze.

È jazz nella sua forma più spirituale, progressiva e accattivante. “Dialectic Soul” è movimento, il rifiuto di rimanere statici o immobili. È un invito a muoversi costantemente. Registrato dal vivo in 2 giorni al Sound and Motion Studio di Cape Town con musicisti rinomati (Thembinkosi Mavimbela al basso, Buddy Wells al sax tenore, Robin Fassie‐Kock alla tromba, Nono Nkoane alla voce), l’album toglie il fiato per la sua vitalità musicale ed espressività dell’anima. ‘La mia composizione “State Of Emergency” introduce i temi che costituiscono l’album; la batteria libera rappresenta il movimento autonomo africano, il sassofono riflette profondamente e onestamente sul colonialismo, sugli insegnamenti di Coltrane, Steve Biko, Makeba e Malcom X e le manifestazioni positive di resistenza’.

Si tratta di un gran bel disco, dove la batteria non ha un ruolo preponderante (ma si sa i batteristi soffrono di egocentrismo in misura molto minore degli altri strumentisti), poi perché alla batteria è dato il ruolo del controcanto (quello della libertà dell’anima africana) e per una volta la parte del cattivo la fa proprio il sax, strumento venerato e venerabile nel jazz, che qui riveste il ruolo simbolico delle interferenze colonialiste.

Si comincia con una suite in tre movimenti che non poteva che intitolarsi “State of Emergence Suite”, con uno strettissimo e dialettico confronto tra batteria e sax nel primo movimento (“Thesis”), integrato dalla tromba nel secondo (“Antithesis”), magnificamente risolto nel terzo (“Synthesis”). Dopo un’aspra introduzione ecco arrivare “Siyabulela” dolce composizione, dall’anima africana, ma che, stilisticamente, riesce a fondere tradizione, progressive e free-jazz. Seguono le domande che la bella e calda voce di Nono Nkoane pone all’ascoltatore in “Interregnum”, poi la stringente “Eternality”, la composita, multicolore e bellissima “Hope in Azania” (che a tratti ricorda persino le ballate africane del folk-singer Tony Birds in “Sorry Africa”). L’album si chiude con l’enigmatico e filosofico “The Speculative Fourth”.

Ciò a cui non credereste è che la musica contenuta nell’album avrebbe dovuto essere l’accompagnamento alla tesi di laurea di Gamedze. Un disco che deve molto alla lezione di tanti grandi musicisti come Zim Ngqawana, Ornette Coleman, John Coltrane, Archie Shepp, Louis Moholo, Alice Coltrane, che si pone tra le vette del jazz contemporaneo!!!


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