Andy Weatherall è un dj, produttore e remixer inglese, il suo punto di partenza fu la fanzine ‘Boy’s Own’, che si occupava di moda, musica e calcio; era anche un giornalista free lance che proponeva articoli e recensioni musicali sia a proprio nome che usando lo pseudonimo Audrey Witherspoon. La sua importanza crebbe a dismisura nel momento in cui iniziò a fare il dj residente nei club Shoom e Spectrum durante il boom dell’acid house durante il 1988, in cui si dimostrò un vero e proprio conoscitore musicale non solo in ambito tech-house ma anche in altri molteplici campi. Eccezionale è anche la sua qualità in ambito di remix con cui si fece un gran nome, possiamo citare ‘Loaded’ dei Primal Scream, ‘Hallelujah’ degli Happy Mondays, ‘World in Motion’ dei New Order e fu anche premiato per ‘Soon’ dei My Bloody Valentine come uno dei migliori cinquanta remixes di sempre dal NME. Nel 1992 Weatherall abbandonò la ‘Boy’s Own’ e divenne un musicista lui stesso fondando il trio di musica elettronica dei ‘The Sabres of Paradise’, e successivamente nel 1996, assieme a Keith Tenniswood, divenne ‘Two Lone Swordsmen’ che firmarono per la leggendaria Warp. Contemporaneamente avvia anche l’attività di produttore con Beth Orton e Primal Scream tra gli altri. La sua metodologia di lavoro è stata paragonata a quella di Joe Meek per la sua capacità di campionare strani suoni come quello, per esempio, di una segreteria telefonica. Come essere umano è considerato una persona straordinaria, che non ha mai puntato al successo né seguito trend e mode. In questi giorni è disponibile solo su vinile e musicassetta per la svedese Höga Nord Rekords il suo nuovo album strumentale ‘Qualia’ in cui il nostro ci regala un disco di dance cosmica con batteria Motorik e organi sferzanti. La copertina riporta alla mente il capolavoro di Walter Wegmüller ‘Tarot’, il suono sembra più quello di un demo piuttosto che di un disco fatto e finito, ma contiene idee in gran quantità. ‘Evidence The Enemy’ sono sette minuti di immersione kraut con il campionamento vocale ‘hello’ ripetuto stancamente. C’è uno spartano lavoro di drum machine con linee di basso ben direzionate, ed il contenuto che tende sempre a spiazzare l’ascolto. ‘Between Stations’ è un pezzo sotterraneo che ci riporta a Berlino, ‘Soft Estates’ ha armonie spezzate da colpi di grancassa per poi livellarsi su di un ritmo pop mentre intorno piccoli rumori lavorano in sottofondo. Un album che potrà piacere a coloro che non fanno caso al livello qualitativo delle registrazioni ma si focalizzano su idee e soluzioni sonore. Per gli altri, girare altrove!

Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *